L’Italia ha bisogno di una nuova logistica dell’energia per contare nel Mediterraneo. E’ la tesi al centro di intervento del direttore generale dei SRM, centro studi collegato a Intesa San Paolo, sul Sole 24 ore del 19 luglio 2018 (pagina 18). L’analisi è di estremo interesse per il nostro Paese, a cui manca una governance per tutelare interessi strategici, ma lo è anzitutto per il Mezzogiorno, territorio in posizione baricentrica della nuova geopolitica euromed. Ecco alcuni passaggi dell’articolo di De Andreis, che è anche presidente dell’Associazione italiana economisti d’impresa.
• E’ nota la condizione di dipendenza energetica dell’Italia, che non dispone in misura sufficiente di materie prime rispetto alla gran parte dei Paesi europei (il rapporto tra importazioni e consumo indica il dato del 77 per cento per il petrolio, del 90% per il gas naturale).
• Non possiamo cambiare una geografia che ci penalizza, ma possiamo però “agire per migliorare la competitività e l’efficienza delle infrastrutture di connessione”, ossia le “porte” di accesso attraverso cui arriva l’energia importata”.
• Il Mezzogiorno è strategico in questa visione poiché qui si concentra gran parte della produzione nazionale fossile (petrolio in Basilicata) e delle fonti rinnovabili.
• Il Sud è, inoltre, strategico perché, grazie al suo posizionamento geografico così proteso al centro del Mediterraneo, è il punto di arrivo di importanti oleodotti.
La riflessione di De Andreis si concentra quindi su un punto fondamentale: “per trasformare veramente questa debolezza in una forza bisogna aumentare l’efficienza dei “nodi” di accesso energetico: renderli davvero competitivi e capaci di essere punti essenziali e indispensabili della rete europea. “Quello che manca ancora al nostro Paese – spiega De Andreis – è una visione d’insieme, la consapevolezza dell’importanza di questo settore e una vera capacità di governance che abbia al centro l’interesse strategico nazionale in chiave europea”.
Per il direttore di SRM “le battaglie contro un oleodotto, il dragaggio dei fondali di un porto, o l’ampliamento di una banchina o altro ancora, possono anche essere fondate a livello di interessi locali o settoriali, ma alla fine occorre una sintesi che tenga conto dell’interesse generale perché queste infrastrutture hanno un bacino molto più ampio del solo livello locale e incidono su tutta la rete nazionale”. E questo assunto è indispensabile assumerlo come elemento basico se volgiamo ribadire che la collocazione dell’Italia al centro del Mediterraneo non è solo geografica ma anche – e soprattutto – economica.
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