EDICOLA MEZZOGIORNO / ANTONIO FAZIO: Senza sviluppo al Sud, l’Italia non riesce a crescere

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La strategia di Paolo Savona è giusta, ma l’Ue fa orecchie da mercante. E’ quanto si afferma in un articolo per Italia Oggi a firma diCesare Pacione e Vittorio Mucci.

Un’ intervista in cui l’ex governatore della Banca d’Italia fornisce una lettura molto dettagliata su alcuni temi oggi all’ordine del giorno: dagli errori compiuti nel varo dell’euro, ai problemi della vigilanza bancaria di marca europea, fino al Def del governo in carica. E, in fondo alla sua riflessione, esprime parole chiare sul perché l’Italia è un Paese che non riesce a crescere.

Il motivo? Riguarda il ruolo del Mezzogiorno nel sistema economico italiano e nel contesto europeo. “Se confrontiamo l’andamento del pil in Italia nei dieci anni della Grande depressione (1929-1938) e nella recessione 2007-2016 – spiega Fazio – comprendiamo che siamo lontani dall’essere fuori dalla crisi. E poi il tasso di cambio allo stesso livello del marco non era compatibile con il livello dei salari per imprese che non avevano un adeguato e omogeneo livello di produttività”. Per questi motivi, a suo giudizio, “nel Mezzogiorno si è prodotta una sorta di desertificazione industriale mentre nel Centro-Nord sono venute meno tutte le imprese a minore produttività e, dunque, meno competitive. Di conseguenza, minore occupazione, disoccupazione e disoccupazione giovanile…”

Il pezzo prosegue con alcuni passaggi di non trascurabile significato, in particolare a proposito della manovra del Governo Conte. Pur senza conoscerla nei dettagli, l’ex numero uno della Banca d’Italia dice senza mezzi termini: “… La strategia vincente al riguardo deve essere quella delineata da Savona. Quella cioè di agire sugli investimenti. L’ideale sarebbe, economicamente giustificato, non includerli nel disavanzo”. E poi aggiunge, riferendoci all’Unione europea: “Mi sembra che in troppi facciano orecchie da mercante”.

E poi spiega, ribadendo una idea cara a Savona: “Investimento infrastrutturale o lavoro pubblico non significa, per forza di cose, ricorso al finanziamento pubblico. C’è, oggi nel mondo, grande abbondanza di potenziali finanziamenti che potrebbero essere attivati per progetti di pubblica utilità. Si pensi a strade, ponti, aeroporti, porti turistici, parcheggi nelle città e a molte altre strutture di pubblica utilità che si posso autofinanziare nel mercato”.  E ancora, per essere più chiaro possibile: “Occorre una forte iniziativa pubblica che non significa, se non in misura assolutamente minima, finanziamenti pubblici”.

Oltre al tema della vigilanza bancaria, Fazio si produce sui temi cruciali della sovranità monetaria. E a tal proposito afferma: “Quando, si cede sovranità sulla politica monetaria, bisognerebbe conservare un adeguato spazio di manovra sugli altri due strumenti di politica economica: bilancio pubblico e costo del lavoro. Se anche rispetto al bilancio pubblico si è legati e non si agisce sul costo del lavoro resta ben poco da fare…”.

 

FONTE: Italia Oggi, 13 ottobre 2018, pagina 7