EDICOLA MEZZOGIORNO / Dopo il voto del 4 marzo, Nord e Sud opposti che non coincidono. La riflessione di Domenico De Masi

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Il confronto Nord / Sud che poggia su una serie di dati comparati. Comincia da qui la riflessione sulle ricadute del voto del 4 marzo che il sociologo Domenico De Masi affida alle pagine di Repubblica Napoli (9 aprile 2018, pagine 1-7). “A un mese di distanza – scrive De Masi – proviamo a rileggere i risultati elettorali del 4 marzo alla luce di alcuni dati statistici e di alcune riflessioni logiche”. Vediamoli in sintesi:

  • Il prodotto interno lordo pro-capite, cioè la ricchezza annua di cui dispone un abitante del Veneto, va da un minimo di 30.700 euro (Venezia) a un massimo di 32.700 (Padova)
  • Il prodotto interno lordo pro-capite di cui dispone un abitante della Campania va da un minimo di 16.000 euro (Caserta) ad un massimo di 18.500 euro (napoli).
  • Se si mettono le 110 provincie italiane in ordine decrescente sulla base del loro tasso di disoccupazione, Belluno è al 3° posto mentre Napoli e Caserta soo rispettivamente al 107° e al 109° posto.
  • Se si considera l’occupazione giovanile, Vicenza è al 4° posto e Napoli è al 99° posto.

Che cosa discende, secondo De Masi, da questi numeri? Una strettissima correlazione, spiega, tra condizione economica e voto. Il Nord ha scelto la riduzione delle tasse a difesa dell’apparato economico e dei livelli occupazionali raggiunti. Il Mezzogiorno invece, dopo aver posto fiducia in vari leader, ora “… prova questa opportunità inedita che gli è offerta da un Movimento nuovo, per di più guidato da un ragazzo di Pomigliano d’Arco”.

Dopo aver svolto altre considerazioni in merito a quanto è alle radici delle elezioni del 4 marzo, De Masi passa ad analizzare il cuore del tema elettorale, cioè l’analisi della base sociale di chi ha prevalso, soprattutto nel Sud. La sua opinione è che “quella di riferimento dei 5 Stelle, a ben guardare, è la stessa del Partito Comunista ai tempi di Berlinguer: disoccupati, working poor, abitanti delle periferie, piccola borghesia disagiata, giovani arrabbiati… Nel Movimento 5 Stelle sono confluiti 1,9 milioni di ex-votanti Pd che se ne sono distaccati, magari con grande rammarico, perché non trovavano più in esso i valori e i comportamenti attesi da un partito di sinistra… “. Perché Renzi ha sancito il defintivo passaggi dalla socialdemocrazia al neo-liberismo. E quindi oggi, di fatto “il Pd è un partito di destra nelle idee, nelle politiche economiche, nei comportamenti, nei rappresentanti…”.

E conclude: “Il fatto è che gli sfruttati, di per sé, non sono nulla e, così frammentati, non fanno paura a nessuno, soprattutto in una regione come la nostra, dove tutto si compra perché tutto è in vendita. Affinché gli “stracci al vento” si aggreghino diventando classe solidale capace di imporre la priorità dei propri bisogni, occorre una presa di coscienza che può essere alimentata solo da una solidale intesa con gli intellettuali e occorre una leadership esercitata da personalità colte, oneste e coraggiose…”.