Una delle più efficaci letture del voto del 4 marzo porta la firma di Guido Salerno Aletta, apparsa su Milano Finanza del 6 marzo 2018. Il titolo del pezzo allude a una doppia “opa” (“offerta di pubblico acquisto”): la prima parte dal Nord (lanciata dalla Lega); l’altra che ha conquistato il Mezzogiorno (ad opera del M5Stelle).
Insomma se dalle urne escono due vincitori, Salvini e Di Maio, essi paiono destinati a tentare la conquista, rispettivamente, del centrodestra e del centrosinistra. Così sono state sconfitte le due forze politiche che hanno rappresentato l’architrave del periodo iniziato nel 1994, con la dissoluzione dei vecchi partiti di massa e la crisi del comunismo”.
La terza Repubblica, ora agli esordi, segnerà l’incorporazione di Forza Italia e del Partito democratico? Non esattamente, perché “…mentre la Lega ha lanciato un’opa sul centrodestra, ponendosi come obiettivo quello di avere anche un solo voto in più di Forza Italia per guidare la coalizione, il Movimento 5 Stelle ha puntato a un’opa sull’intero sistema di potere politico italiano”.
Al Sud il M5Stelle ha spopolato. Il dato deve far riflettere perché rinvia a una inedita questione meridionale. Ed infatti “mai nella storia della Repubblica – insiste Guido Salerno Aletta – si era assistito a un voto di protesta così libero, netto e consistente”.
Le scelte dell’Unione europea hanno inciso non poco. “Le decisioni assunte dalla Ue di questi anni – è la conclusione – sono state determinanti per giungere a questo risultato elettorale. Da una parte, la politica fiscale e di bilancio recessiva, che ha provocato un ampliamento delle aree di povertà nel Mezzogiorno. C’è stato poi il nodo dei migranti: anche in questo caso, l’incapacità di trovare una soluzione condivisa nell’ambito dell’Unione, ha dato forza alla propaganda della Lega…
E così sono stati sconfitti i partiti e egli ambienti intellettuali e di potere che in questi anni hanno fatto delle buone relazioni con Francia e Germania il loro punto di forza, e delle buone relazioni con Bruxelles un elemento imprescindibile”.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Perché, a ben vedere, “l’Italia sembra ora assai più vicina alla Gran Bretagna della Brexit e agli Stati Uniti di Trump che non alle felpate stanze di Bruxelles”.
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