EDICOLA MEZZOGIORNO / PERCHE’ SIAMO PIU’ SOLI DOPO IL VOTO DI BERLINO

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Perché l’Italia è più sola dopo il voto di Berlino? Se lo chiede sul Mattino del 26 settembre  Giorgio La Malfa, già deputato e ministro, oggi ordinario di Politica Economica presso l’Università di Catania ed editorialista del giornale di via Chiatamone.

La Malfa parte dalla constatazione che due forze politiche che hanno preso oltre il 10% dei voti ed hanno fra 70 e 100 deputati ciascuna: i liberali e AfD. Unite dalla questione dell’immigrazione e dall’ostilità per la Unione Monetaria Europea e la moneta unica. Con una presenza così importante nel Parlamento tedesco, è prevedibile che Merkel sarà costretta a cambiare la politica tedesca nella direzione che è stata dettata dall’elettorato con il successo di liberali e AfD. “I liberali – spiega – non vogliono sentire parlare di solidarietà di bilancio in Europa e ancor più di loro non vogliono sentirne parlare gli esponenti della AfD. Gli uni e gli altri vogliono che la BCE interrompa gli acquisti dei titoli pubblici e consenta ai tassi di interesse di salire”. Inoltre c’è da considerare l’interesse nazionale tedesco, che non coincide con l’ipotesi di mantenere bassi i tassi di interesse. “La Germania aggiunge La Malfa – non ha bisogno di tassi di interesse bassi: è alla piena occupazione. Le industrie esportatrici potranno soffrire da una parte, ma se ne avvantaggeranno dall’altra perché le materie prime costeranno meno e i prodotti saranno venduti a prezzi più alti”.

A questo quadro va ad aggiungersi un altro dato, che riguarda Draghi, il quale difficilmente potrà rinviare a lungo l’aumento dei tassi.

Ma tutto questo ha anche riverberi positivi, ossia il rallentamento o la fine dei discorsi sul cosiddetto «passo in avanti» nella costruzione dell’Unione monetaria. E’ alta quindi la possibilità di una “pausa di riflessione”, cioè del rinvio di decisioni “che renderebbero ancora più difficile la situazione italiana. Anche il Mezzogiorno, l’area più penalizzata dalle politiche restrittive dell’Unione a trazione tedesca, c’è l’occasione per un sospiero di sollievo