EDICOLA MEZZOGIORNO / SUD E CLASSI DIRIGENTI: Gli elettori meridionali hanno preferito l’ignoto… – Antonio Polito sul voto del 4 marzo

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Una delle più lucide riflessioni sul voto del 4 marzo al Sud è quella che Antonio Polito, vice direttore ed editorialista del Corriere della Sera, ha affidato al Corriere del Mezzogiorno con un articolo intitolato “Partiti senza meridionali e lanciafiamme bergamasco” (18 marzo 2018, pagina 1). Ecco i passaggi salienti della sua riflessione:

  • “… ho scoperto che l’ultima volta di un cittadino del Sud a Palazzo Chigi è stata nel 1989, quando cadde il governo di Ciriaco De Mita. Ventinove anni fa…
  • C’entrerà qualcosa, questo, con il trionfo spettacolare che i grillini hanno avuto al Sud? Non lo so, ma un sospetto ce l’ho. E cioè che il Mezzogiorno fosse da tempo in cerca di rappresentanza politica, privo come è da decenni di una classe dirigente di livello nazionale. Eravamo stati abituati diversamente. Non solo la Dc con Moro, e De Mita, e Mancino, e Sullo, e Bianco, e Misasi, e Gava, e Scotti, aveva preso dal Sud innumerevoli dirigenti e ministri, alcuni buoni altri pessimi, ma comunque eletti qui. Ma anche il Pci con Amendola, Napolitano, Chiaromonte, Reichlin, Bassolino, aveva portato in ruoli nazionali tanti suoi esponenti meridionali.
  • Non va d’altronde dimenticato che l’Italia ha avuto ben tre Capi di Stato napoletani, De Nicola, Leone e Napolitano, e ne ha ora uno siciliano.
  • La seconda Repubblica, invece, nata con la dissoluzione dei partiti tradizionali nel fuoco di Mani Pulite, è stata dominata dal Nord. Non solo da uomini del Nord, ma dall’egemonia culturale del Nord.
  • Con l’avvento al potere del forza leghismo… la questione settentrionale diventò cruciale, e il messaggio che trasmettevano i suoi teorici, come Giulio Tremonti, era che bisognasse puntare tutte le carte sul Nord: liberato da lacci e lacciuoli con il federalismo e la detassazione, la sua crescita avrebbe trainato tutto il Paese, Sud compreso.
  • Come sappiamo fin troppo bene, non è andata così. E secondo me nel consenso omogeneo e massiccio che i meridionali hanno consegnato ai Cinquestelle non c’è solo la speranza di un intervento pubblico assistenziale, furbescamente sollecitata con la promessa del reddito di cittadinanza, ma anche una forte domanda di rappresentanza politica.
  • Stanchi di classi dirigenti meridionali use alla rapina delle risorse e infarcite di figli di e di nipoti di, stanchi di vedere i soliti noti dare la scalata a tutte le scarsissime occasioni di lavoro grazie alle parentele e alle amicizie di un ceto politico famelico che spesso si è riparato sotto le bandiere del Pd e di Forza Italia solo per impadronirsi del potere nei territori, i meridionali hanno cercato una nuova classe dirigente nelle liste dei Cinquestelle.
  • … è chiaro che gli elettori del Sud erano così nauseati dal noto che hanno preferito l’ignoto, anche a costo di rischiare.