C’era una volta il ministro per la Coesione territoriale. Alias ministro per il Mezzogiorno. Si chiama Claudio De Vincenti, al suo posto oramai solo per la gestione ordinaria, perché nel Parlamento emerso dalle elezioni del 4 marzo scorso il Partito democratico ha perso tanto e la maggioranza relativa è di partiti e schieramenti politici fino ad ieri all’opposizione. “Se ci sono governi – dice -che hanno preso misure concrete per il Sud sono esclusivamente i governi Renzi e Gentiloni. In precedenza, nessun esecutivo si è mai mobilitato come gli ultimi due a favore del Mezzogiorno». In effetti il ministro si è speso notevolmente su Masterplan, i Patti per il Sud, Bagnoli e Taranto e le Zone economiche speciali. Perché? Glielo domanda Simona Brandolini, in una lunga intervista apparsa sul Corriere del Mezzogiorno (14 marzo 2018, pagina 3). Ecco in sintesi che cosa ha risposto De Vincenti:
1. Abbiamo ricostruito le basi stesse della crescita di tutto il Paese e abbiamo investito sulle energie positive del Mezzogiorno, invertendo per la prima volta da anni la tendenza all’allontanamento economico dal Nord»
2. Ma ciò non ha funzionato in termini elettorali. La profondità della crisi che siamo riusciti a superare era tale da non permettere di sanare subito le ferite sociali prodotte dalla crisi.
3. Abbiamo creato oltre 900.000 posti di lavoro (300.000 nel Mezzogiorno) ma ci sono ancora (soprattutto al Sud) tanti disoccupati o persone che hanno rinunciato a trovare lavoro.
4. Le misure che hanno rimesso in moto l’economia sembrano misure per aprire sempre più le porte del mondo del lavoro a tutti. È come se le nostre misure si fossero fermate in “alto”, non fossero arrivate alle persone in carne e ossa.
5. Siamo apparsi estranei ai tanti che ancora stentano a ritrovare la fiducia nel futuro.
6. Più che il reddito di cittadinanza, sul voto del 4 marzo ha influito piuttosto la mancanza di qualsiasi speranza sul futuro degli strati della popolazione più esposti al rischio povertà
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