“Quando gli esperti vogliono spiegare che cos’è la banda ultralarga, cioè la rete in fibra ottica che arriva fin dentro alle case, di solito fanno questo paragone: è come un’autostrada rispetto a una strada provinciale”. La metafora fa parte di un lungo servizio dedicato alle “Battaglie industriali”, come nella migliore tradizione di settimanali all’italiana, di cui l’Espresso è caposcuola. Un’ampia ricostruzione della sfida avente in palio la partita della rete superveloce, che il governo Renzi ha preferito assegnare ai punti all’Enel, mettendo all’angolo Bolloré e la sua Telecom.
Nella loro ricostruzione Alessandro Longo e Stafano Vergine rammentano che oggi la gran parte delle nostre conversazioni passa ancora attraverso la rete in rame: appunto, una strada provinciale. Facile il richiamo al miracolo economico italiano che “ha richiesto – scrivono i due giornalisti – la costruzione di autostrade in cemento e asfalto”. La mente va alla prima autostrada, che segna il passaggio del l’Italia da paese agricolo a potenza industriale.
Oggi, inutile sottolinearlo, è la banda ultralarga ad essere considerata l’infrastruttura indispensabile, che oltretutto funge sul piano simbolico da stimolo di riscatto. Ogni riferimento non è casuale. Così come l’autostrada del Sole fu l’infrastruttura che segnò l’ingresso del nostro Paese nel novero delle potenze economiche occidentali, la banda ultralarga potrebbe fungere da volano che ci riporta al tavolo dei partner europei seduti in prima fila e non su uno strapuntino.
L’articolo dell’Espresso svolge il ragionamento così: “La fibra ottica aiuta le aziende ad essere più competitive. Non solo: riduce l’inquinamento permettendo più videoconferenze e meno viaggi aziendali. Non basta: costituisce l’ossatura delle città intelligenti in cui energia, traffico e rifiuti sono gestiti in modo efficiente”.
Quindi è tempo di rimboccarsi le maniche e recuperare in fretta il nostro gap. Il territorio nazionale a fine 2015 era coperto dalla banda ultralarga solo il 40 per cento della popolazione, contro una media Ue del 72 per cento. Siamo dunque agli ultimi posti nella classifica europea. E non possiamo più permetterci un simile ritardo.
Come si intende colmarlo? Lo spiega l’articolo del settimanale poco più avanti. Nello scorso aprile, il presidente del Consiglio ha annunciato che, grazie a un’azione congiunta di Enel e governo, saranno presto disponibili in tutta Italia connessioni a Internet in fibra ottica. Investendo 2,5 miliardi di euro, entro il 2022 l’azienda guidata da Francesco Starace porterà la banda ultralarga nelle case di 224 città: a usarla saranno gli operatori telefonici, da Vodafone a Wind, che pagheranno una sorta dí affitto a Enel. Negli altri 7.300 Comuni italiani, quelli in cui nessun operatore privato investirebbe soldi per paura di perderli, sarà invece lo Stato, con uno stanziamento di 3 miliardi, a pagare per la rete.
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