Lo studio della Banca d’Italia secondo il quale l’impiego dei fondi del Pnrr avrebbe attivato sinora una maggiore domanda per le aziende del Nord rispetto a quelle del Sud non deve in alcun modo stupire. È probabile infatti – ma servirebbero analisi molto accurate sui singoli settori e le aziende delle due ripartizioni territoriali realmente interessate alle forniture generate da quei fondi – che i prodotti delle imprese settentrionali siano risultati più competitivi per prezzi, quantità e tempi di consegna agli utenti finali.
Ma a nostro avviso sarebbe un errore ritenere che ciò possa essere interpretato come l’ennesima occasione mancata per la crescita dell’Italia meridionale, così come sarebbe altrettanto sbagliato coltivare l’illusione che i fondi del Pnrr destinabili per il 40% al Mezzogiorno – insieme a quelli strutturali per le aree svantaggiate per il periodo 2021-2027 e al FSC–Fondo sviluppo e coesione – possano essere lo strumento per azzerare il divario fra il Meridione e il Nord.
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