Il Recovery Plan come misura della credibilità del sistema italiano. L’economista Amedeo Lepore, in un intervento pubblicato nell’edizione del 28 gennaio del quotidiano Il Mattino, parla diffusamente di riforme. “Il Piano italiano, nonostante i miglioramenti dell’ultima stesura, è ancora privo delle coerenze impegnative di un programma di rilancio della crescita ed è caratterizzato da almeno quattro criticità, che ne possono ostacolare la qualità e la tempistica”, scrive Lepore. “L’indicazione delle riforme è vaga e onnicomprensiva – prosegue – quasi a voler includere tutti i disegni mancati in questi anni, laddove occorrerebbero interventi mirati e dettagliati, strettamente connessi all’oggetto prioritario dell’iniziativa, gli investimenti. Ma per renderli efficaci e produttivi sono essenziali proprio le riforme e la loro ownership nazionale. I progetti, non ultimati e frutto finora della selezione di centinaia di proposte disorganiche, presuppongono un indirizzo unitario e devono distinguersi per una spesa volta al lungo periodo, superando un’ottica meramente redistributiva e di breve termine”. Non solo. “La previsione, oltre dei costi, dei risultati attesi e la simulazione dell’impatto del Piano rispetto ai traguardi intermedi e finali è un altro aspetto cruciale, che va collegato a indicatori affidabili, sia macro che microeconomici. La scelta della struttura di gestione, dopo lo stralcio della task force esterna, è rinviata a un atto successivo, pur essendo un elemento determinante per l’approvazione del documento”.
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