EDICOLA ENERGIA / AMBIENTE: L’alibi italiano e il pragmatismo americano

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“L’ambiente non deve trasformarsi in alibi”. E’ il titolo di un commento di Jacopo Giliberto pubblicato dal Sole 24 ore (27 dicembre 2017, pagina 15). Una esortazione che il giornalista esperto di energia spiega portando ad esempio il caso dell’Ilva di Taranto. Dove “se fossero state adottate le innovazioni tecnologiche e non fossero stati bloccati gli investimenti ambientali imposti dal Governo all’Ilva”, oggi l’acciaieria di Taranto sarebbe l’azienda siderurgica più moderna ed efficiente Europa.

Una vicenda emblematica come altre simili, che hanno portato al blocco anche di progetti di centrali a energia rinnovabile.

Il risultato? “Nel nome dell’ambiente e del futuro – spiega Giliberto – vengono preferite scelte rivolte alla conservazione del passato. Non vengono realizzate innovazioni  tecnologiche, gli impianti continuano a produrre nel modo sciagurato di una volta…”.

Non accade così in molti altri Paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti. Qui, spiega un articolo del Foglio dello stesso giorno (pagina 3), negli ultimi dieci anni si è assistito a una profonda trasformazione in materia di energia, che ha ribaltato la loro posizione di Paese con risorse energetiche scarse. “La produzioni di greggio – si legge nel pezzo dedicato al primato energetico d’America – è quasi raddoppiata nell’ultimo decennio e il Paese è diventato qualche anno fa il più grande produttore di energia grazie anche a investimenti nella tecnologia delle trivellazioni, nel fracking e dello shale gas”.

Di che si tratta? Le tecniche di fratturazione idraulica sono volte a estrarre gas naturale e petrolio dalle rocce di scisto (shale gas), cioè quelle presenti nel sottosuolo che si sfaldano più facilmente. Trivellazioni, fratturazioni: interventi che in Italia sarebbe osteggiati dall’ambientalismo di casa nostra.

Negli Usa la produzione di energia eolica è aumentata del 200 per cento e quella solare, che nel 2008 era quasi inesistente, anche di più. Di conseguenza il prezzo più basso delle energie rinnovabili, ottenuto grazie alla sempre maggiore quantità sul mercato, ha permesso di chiudere più di una decina di reattori