EDICOLA ENERGIA / LE SMART CITIES FANNO SCUOLA: ORA I SENSORI INVADONO IL MERCATO DELLE AUTO

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Le smart cities sono ormai un modello di sviluppo. I sensori, elemento caratterizzante di questa nuova frontiera, stanno infatti invadendo altri mercati. Su tutti quello dell’auto dove, di recente, è stat annunciato un accordo di collaborazione tra Amazon e Lamborghini per l’installazione, a bordo delle supercar made in Italy, dell’assistente digitale Alexa. Tutto il sistema della digitalizzazione e dell’internet delle cose, scrive Antonio Vecchio nella sezione Economia del Quotidiano Nazionale, si basa su complessi sistemi di sensori che hanno il compito di raccogliere e trasmettere dati ai centri di elaborazione. “Baidu, Amazon, Apple, Microsoft e le migliaia di app che scarichiamo sui nostri smartphone – si legge nell’articolo – tutti sono interessati a setacciare dati che ci riguardano. Le ‘città intelligenti’ sono la plastica rappresentazione di questo nuovo ambiente “sensoriale”: Cisco ne ha realizzate più di 120 che hanno adottato Cisco Kinetic per acquisire e monitorare a ciclo continuo una grande quantità di dati sugli abitanti. Anche Google, a partire dal 2022, investirà 980 milioni di dollari per trasformare Toronto in una smart city. Noi tutti, ogni giorno, produciamo un oceano sterminato di dati, nel quale Google, Amazon e Facebook operano in regime di monopolio spartendosi un mercato immenso, prossimo a elaborare oltre 600 Zettabyte di dati ogni anno. La chiamano ‘renderizzazione’: la registrazione, analisi e descrizione dei nostri comportamenti ed emozioni sotto forma di dati interpretabili con algoritmi, per trasformarli in prodotti predittivi, cioè previsioni comportamentali in grado di rivelare chi può comprare cosa e quando. Un vantaggio non da poco, per chi ha beni o servizi da piazzare sul mercato. Ma anche per chi vuole convincerci di una idea od opinione. E questa, per le principali piattaforme del web, la vera fonte di guadagno, che ha permesso a Google nel 2017, solo per fare una esempio, di trame 1’86% dei propri proventi: oltre 95,4 miliardi di dollari”.