Energia e fabbisogno nazionale: ecco una analisi del perché l’Italia è debole. Risposta: perché da sempre è dipendente dalle importazioni, a causa della scarsità di risorse interne.
Detto questo, qual è la notizia? La notizia è che questo gap si è ridotto. Per decenni il nostro Paese si è attestato intorno all’83% di energia importata. Adesso invce, grazie al boom delle rinnovabili (triplicate negli ultimi 20 anni) siamo scesi al 76%.
I dati li snocciola in una analisi del settore il giornalista Davide Tabaretti del Sole 24 ore. “Nel 2016 l’Italia ha consumato 169 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti di energia (Mtep), soglia intorno alla quale si oscilla da quattro anni – si legge nel suo articolo -, siamo al quarto posto in Europa per consumi di energia”.
Se si analizzano le ragioni del calo, ci si trova dinanzi al classico bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. I motivi sono due e strutturali. Da una parte la deindustrializzazione dovuta a una crsi prolungata, che ha fatto scendere il fabbisogno energetico. E dall’altra la maggiore efficienza di sistema (con il ruolo centrale delle rinnovabili in tale contesto). “Lo sforzo economico per le nuove rinnovabili – continua Tabarelli – ci pone ai primi posti al mondo, con la differenza che noi abbiamo un Pil in calo negli ultimi anni”. Conforta sapere che gli obiettivi Ue per il 2020 sono stati raggiunti già nel 2005 e che la nostra produzione da fotovoltaico è la prima al mondo, fra i grandi paesi, come peso sulla produzione elettrica, con una quota dell’8%”.
(Fonte: La debolezza del sistema dipendente dall’import, Il Sole 24 ore, 11 maggio 2017 – pag. 8)
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