EDICOLA ENERGIA / PIU’ PETROLIO, MENO CARBONE, POCHE RINNOVABILI – Nel mondo il mix delle fonti è rimasto invariato

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No, così non va. Nella lotta ai cambiamenti climatici mediante le fonti non inquinanti possiamo e dobbiamo fare molto di più. Nel decennio 2006-2016 il mix delle fonti è rimasto sostanzialmente invariato, con un calo delle fossili di appena 1,7 punti percentuali. “A questi tassi di sostituzione i tempi della loro estromissione sono del tutto incompatibili con gli obiettivi di Parigi”. Lo afferma Alberto Clò in un commento pubblicato sul Sole 24 ore del 6 settembre, con il titolo: “Energia, quando fatti e percezioni collidono”. L’autore propone una lettura approfondita dei dati emersi dal recente BP Statistical Review of World Energy. Esaminiamone i principali:

  • Il dato da cui partire è la continua, pur se rallentata, crescita della domanda di energia, prima causa delle variazioni climatiche.
  • La crescita della domanda mondiale nel 2016 di 171 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio), comparabile all’intera domanda britannica, che ne ha portato il livello a 13,3 miliardi di tep: 2,0 in più di un decennio prima.
  • A soddisfarla hanno concorso per 1’85,5% le fonti fossili e soprattutto il petrolio che dal 2014 al 2016 ha accresciuto la sua quota di mercato di 0,5 punti al 33,3%, interrompendo un declino che perdurava da11999.
  • Se si confermeranno le previsioni dell’Agenzia di Parigi, l’aumento salirà nel quinquennio al 2018 di oltre 7 milioni di barili al giorno (bbl/g) uno dei più elevati dagli anni Settanta a un livello prossimo ai loo milioni di bbl/g.
  • Se è pur vero che la maggior crescita si è avuta nei Paesi emergenti, positiva è stata anche la variazione dell’aggregato Ocse e soprattutto dell’Unione europea con un robusto +1,8%
  • A far le spese del maggior consumo di petrolio e in misura pur rallentata sul passato del gas naturale è stato il carbone che col 28% resta comunque la seconda fonte di energia.
  • Va segnalata l’ulteriore robusta avanzata delle nuove rinnovabili (altre dalla tradizionale idroelettrica) con un guadagno di quota tra 2014 e 2016 di 0,7 punti al 3,1%, in un rapporto comunque di 1 a 27 rispetto a quella delle fonti fossili.