EDICOLA MEZZOGIORNO / IL FUTURO DELLA MACROREGIONE SUD – Il commento di Massimo Lo Cicero

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“Vale la pena, in assenza di un Governo, latitante da oltre quaranta giorni dalla fatidica data del 4 aprile, di rimettere in pista un’associazione che vuole ricostruire una Macroregione del Mezzogiorno continentale?”. Se lo chiede l’economista Massimo Lo Cicero dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno (18 aprile 2018, pagine 1-3). E da questa domanda parte una riflessione sullo “stallo nello stallo”, ossia la realtà latente di una Italia divisa in due alla quale si sovrappone la realtà emergente di una paralisi istituzionale, quella dei veti incrociati di Salvini-Di Maio.

Lo Cicero accenna al dato di base della “forza ridimensionata del Nord” cui fa da contraltare la “fragile e deteriorata prospettiva del Sud”.

Perché quindi si torna a pensare a macro regione del Sud? E quali criticità incontra questo progetto?

  • Campania, Calabria, Basilicata e Puglia. Quasi 20 milioni di abitanti. Le Regioni del Sud gestiscono una dimensione di risorse umane più grandi di quelle del Nord. Ma si chiudono in sé stesse invece di creare una rete unitaria tra loro.
  • Le Regioni del Sud sopportano la disoccupazione… sentono la mancanza di una robusta presenza di imprese medie e di programmi importanti per le esportazioni e le importazioni.

Conclusione: una macroregione del Sud, che dovrebbe includere le quattro regioni esistenti, avrebbe davvero seri problemi, in queste condizioni… Il salto tra oggi e domani nel Mezzogiorno deve essere progettato in una dimensione di medio e lungo periodo.

Il benchmark viene dalla Germania che unito Est ed Ovest grazie alla cooperazione ed alla integrazione tra le imprese e la salda tenuta delle strutture pubbliche.