E’ un vero e proprio J’accuse quello che Lino Patruno, editoralista della Gazzetta del Mezzogiorno, ha pubblicato venerdì 19 ottobre 2018 sul suo giornale. Parla di “schiaffi” del Governo Conte destinati al Mezzogiorno. Metafora cruda, che esprime l’abbandono a sé stessa di un’area del Paese che, tra desertificazione industriale e tracollo delle nascite, vive in sostanza una deriva assai simile a quella che negli ultimi anni ha conosciuto la Grecia.
MANROVESCI
L’ultimo manrovescio, dice Patruno, arriverà quando il Veneto potrebbe vedersi approvato, dal Consiglio dei ministri, il progetto di autonomia della sua regione. Una ipotesi la quale – continua – si risolverebbe in un danno a causa dei servizi che lo Stato non potrebbe più fornire al resto d’Italia”. L’autonomia del Veneto (e di altre Regioni del Nord che si dovessero aggiungere all’elenco) sarebbe una “quasi secessione” perché con essa si prevede che le risorse raccolte (ossia il 90 per cento delle tasse) restino sul territorio. Mentre il Veneto, nel contempo, continuerebbe a mantenere i benefici di far parte ancora della nazione italiana.
DISCRIMINAZIONE
“Significa – spiega Patruno – che un veneto, solo perché veneto, sarà curato meglio di un calabrese… un bambino veneto avrà un asilo superaccessoriato mentre uno campano dovrà stare a casa”. E tutto questo in un Paese in cui, secondo la Costituzione, i diritti non dovrebbero dipendere da dove nasci.
Ecco perché dal Mezzogiorno si è sollevata una protesta, tradotta in un appello lanciato dai gruppi meridionalistici che ha raccolto 13 mila firme. Così il velo del silenzio è stato squarciato, tuttavia resta una tenace riluttanza ad affrontare il tema. Specie da parte della stampa del Nord, cioè quella che ha più voce per farsi ascoltare.
ALTRI TORTI
“Nella nota di aggiornamento al Def – spiega Patruno – la parola Sud è citata solo tre volte, Mezzogiorno una. Per il Sud non sono previsti né fondi né progetti. Spariti anche i piani della ministra Lezzi per le decontribuzioni a chi assume. Per il reddito di cittadinanza siamo passati al 47 per cento che andrà al Nord. Ma anche la maggior parte di quello del Sud finirà al Nord grazie ai loro prodotti che saranno acquistati. Il matrimonio vociferato fra Alitalia e Ferrovie dello Stato rischia di mettere nello stesso letto un’azienda che ha tagliato quasi tutti i collegamenti aerei dal Sud verso il Nord, e una che blocca a Salerno l’alta velocità ferroviaria. Per gli asili nido, spunta un taglio al Nord e nessuna aggiunta al già bassissimo numero al Sud. Ora arriva il Veneto. Basta per arrabbiarsi – conclude Patruno – o servono altri schiaffi?”.
Ultime notizie