EDICOLA MEZZOGIORNO / QUANTO SUD C’E’ NELLA RIPRESA ITALIANA – Si può fare di più?

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Luglio 2017, dati alla mano e in meno di dieci giorni, i due più autorevoli istituti che in Italia tengono sotto osservazione l’economia meridionale (Svimez e Srm), hanno fatto il punto sullo stato di salute dell’economia meridionale. Prima il Check Up 2107 di Srm e Confindustria. Poi l’associazione Sviluppo Mezzogiorno, presieduta da Andrea Giannola, con le anticipazioni sul Rapporto 2017. Entrambi segnalano una ripresa del Mezzogiorno dopo venti anni di crescita zero.

La Svimez, in realtà, aveva valutato positivamente già i dati dell’anno scorso grazie al traino di agricoltura e turismo. A sorpresa arriva la conferma anche nel 2016, ma stavolta a tirare è il settore industriale. La novità forse più significativa viene dall’exploit della Campania, che si rivela la regione più reattiva non solo nel Mezzogiorno ma di tutto il Paese. Una crescita del Pil alla quale, però, non corrisponde al momento un incremento dell’occupazione, specie giovanile.

Si giunge ad agosto ed è Francesco Daveri a proporre una lettura più ampia dei dati del secondo trimestre 2017 dalle pagine de la voce.info: più 0,4 per cento rispetto al primo trimestre 2017.

“La crescita accelera in Italia e in Europa – si legge nell’icipit dell’articolo – ed è in corso da dieci trimestri. Quella del nostro paese è la più lunga ripresa degli ultimi 25 anni. Ma è una ripresa lenta che lascia l’economia italiana ancora lontana dai livelli pre-crisi. “La differenza in positivo – afferma Daveri – è che le riprese del passato si sono concluse prima del decimo trimestre mentre la ripresa di oggi è ancora in corso. Altri due trimestri di crescita allo 0,3 consentirebbero di replicare il risultato complessivo (l’ampiezza) della ripresa 2009-11. Ci vorrebbe tutto un 2018 allo stesso passo per replicare quella del 2005-07.

La conclusione appare logica. Al consolidamento della crescita italiana negli ultimi diedi trimestri hanno contribuito il Sud e, in particolare, l’exploit della Campania. E quindi continuare su questa strada, ad esempio con l’introduzione delle Zone economiche speciali, non può che far bene all’economia dell’intero Paese.