Le imprese sono sempre alla ricerca di nuovi prodotti e nuovi modi di produrre per migliorare la qualità dei carburanti. Si tratta non solo di mercato ma anche di ambiente. Nel mondo sono aumentate le compagnie che investono su progetti verdi, creando le bioraffinerie, ossia delle raffinerie che partono da materie prime non petrolifere.
La domanda di carburanti, invece, in Europa scende, infatti le raffinerie che negli anni 70 erano grandi, ora sono state superate da quelle nate nei Paesi di nuova economia. Dal 2009 sono state chiuse una dozzina di raffinerie e altrettante sono condannate a sparire perché non investono nella ricerca di nuovi prodotti.
Qualche esempio di impresa nel mondo che partono da materie prime non petrolifere ne abbiamo in Brasile, dove la Petrobas studia cellulosa; in Inghilterra invece la Bp ha realizzato la bioraffineria Vivergo; negli Usa l’ExxonMobil sviluppa la tecnologia delle alghe; in Italia invece abbiamo alcune esperienze aVercelli, Venezia e Porto Torres.
A Vercelli l’azienda Mossi&Ghisolfi ha realizzato un impianto rivoluzionario per produrre materie prime per le benzine all’alcool ricavate da colture non alimentari. A Venezia l’Eni invece ha lanciato la Green Refinery, la storica raffineria di Marghera, destinata a uscire nel mercato grazie a una nuova tecnologia per produrre carburanti sostenibili a partire da materie vegetali con basse emissioni di CO2.
Scienziati e ingegneri quindi cercano di arrivare a materie prime rivoluzionarie, che non siano più oli di frittura o scarti agricoli, riuscendo a sfruttare addirittura i rifiuti.
Fonte: Il Sole 24 Ore
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