MARCO ZIGON FA IL BILANCIO DELL’EMERGENZA SANITARIA: COSI’ LE IMPRESE HANNO ASSICURATO LA TENUTA SOCIALE

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Il ruolo delle imprese è stato determinante per la tenuta sociale del Paese, soprattutto al Sud, durante l’emergenza sanitaria da Covid-19. E’ il messaggio che Marco Zigon, presidente della Fondazione Matching Energies e numero uno del gruppo Getra, lancia alla politica e al mondo produttivo attraverso le colonne del Corriere del Mezzogiorno in un’intervista realizzata da Simona Brandolini e pubblicata il 19 maggio scorso. “Chi ha mantenuto il sistema sociale – ricorda Zigon – sono state le aziende e non viene mai detto. Perché le misure del Governo sono molto lente. Abbiamo anticipato la cassintegrazione, abbiamo consentito al sistema di reggere l’impatto”. Decisamente critica la posizione dell’imprenditore napoletano sulla gestione degli aiuti. “Oggettivamente quello che è stato messo in campo non ha dispiegato gli effetti di efficienza perché è monco. Da una parte ci sono fondi a garanzia, dall’altra si lascia alle banche l’impegno e la responsabilità dell’istruttoria. Ma come si calcola oggi il merito creditizio di un’impresa? Forse lo strumento in campo dei fondi di garanzia doveva essere accompagnato da una modalità più agile che manlevasse le banche. Si stanno applicando vecchi sistemi in una situazione imparagonabile rispetto al passato”. Bocciato lo smart working. “È una forzatura da fare per alleggerire la presenza nelle aziende e nei trasporti – dichiara Zigon – ma non può essere un nuovo modo di lavorare, perché per decenni abbiamo operato su team building, lavoro di gruppo e oggi ci vogliamo raccontare che mentre tuo figlio fa i compiti, tu riesci a lavorare? La collaborazione e lo scambio costante creano il valore aggiunto. Fondamentale in ogni team”. Sulla risposta all’emergenza la visione del presidente di MEF è molto chiara. “Ci vorrebbe un sistema di gestione delle emergenze di tipo globale e l’Europa dovrebbe trovare forza e unità. La ripresa non può essere distinta tra paesi e tra regioni, ma a un certo punto un’omogenizzazione ci deve essere. Perché noi che lavoriamo all’estero abbiamo problemi, andiamo e torniamo e dobbiamo stare in quarantena oppure non possiamo partire. Così diventa complicato”.

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