“Nel passaggio dall’emergenza a una prima fase di ripresa, oltre a una magmatica serie di problemi, affiora paradossalmente un duplice valore del fattore tempo. Osservando la vita quotidiana e le persone, il tempo di quest’epoca del virus sembra notevolmente rallentato dalle regole di contenimento sociale”. Lo scrive l’economista Amedeo Lepore in un intervento ospitato dal Mattino il 14 maggio scorso. “Dalle comunicazioni con i
familiari, alle operazioni di uscita e rientro in casa, alle file al supermercato, all’attesa per i mezzi di trasporto, fino alle precauzioni e ai controlli per la sicurezza. Sono tutti elementi – prosegue Lepore – che concorrono a uno svolgimento della giornata più dilatato. Perfino le passeggiate hanno assunto un ritmo diverso da qualche settimana
fa, prima dell’inizio della pandemia. Al contrario, i tempi di diffusione e regressione del morbo, i mutamenti di scenario economico e sociale, il progresso della ricerca e delle tecnologie sono repentini e richiederebbero un’analoga capacità di adattamento e di reazione da parte delle istituzioni. A livello internazionale, basterebbe guardare a Ciña e Stati Uniti, che si sono scambiati le parti di Paese più colpito e Paese in ripresa, a causa di uno sfasamento nella trasmissione dell’epidemia. La crisi, come il passaggio del sole e della luna dall’Est all’Ovest, ha mostrato tutto
il suo carattere simmetrico, senza far sconti a nessuno. Eppure, i suoi effetti potranno essere asimmetrici, per la diversa portata dei rimedi, per le specifiche modalità e i tempi di risposta, oltre che per le caratteristiche di territori e settori economici distinti tra loro”. Secondo l’economista napoletano “la pandemia ha sancito l’insostituibilità di queste interdipendenze, che vanno dal livello aziendale fino a quello globale, rappresentando i due terzi del commercio planetario. Si avverte, quindi, la necessità di una risposta forte e unitaria alla crisi e alle sue ricadute di fondo, che hanno già minato il sistema delle forniture intemazionali e indebolito gravemente il sistema produttivo mondiale”.
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