Oggi si sente spesso parlare di “data driven innovation”, riferendosi alla capacità utilizzare le informazioni che si ricavano dalla analisi dei dati (data analytics), per orientare lo sviluppo di servizi migliori e per facilitare la vita quotidiana degli individui, delle organizzazioni e delle imprese.
Non è una moda, ma un percorso di innovazione profondo che genera reali benefici.
L’IT si sta evolvendo e la convergenza di innovazioni come il cloud computing, l’internet mobile, l’interattività sociale e l’aumentata disponibilità di analytics ha dato vita alla “data driven innovation”. Un nuovo ecosistema in cui consumatori e business users hanno uguale accesso a una miriade di dispositivi che possono generare input di dati e raccoglierne i vantaggi, praticamente ovunque e in qualsiasi momento.
Alcune ricerche effettuate da Gartner stimano che, entro il 2015 la data driven innovativa contribuirà a creare 4,4 milioni di posti di lavoro a livello globale, di cui 1,9 milioni saranno negli Stati Uniti. Se si considera che questi stessi posti di lavoro saranno una sorta di acceleratore di occupazione, creando domanda qualificata anche in settori non tech, si arriva alla cifra complessiva di sei milioni di possibili nuovi occupati. Un altro studio prevede che solo nel Regno Unito, nei prossimi cinque anni, il personale specializzato nel trattamento di dati e in particolare nei Big Data aumenterà del 240%.
Un aiuto dall’Europa
Per aiutare i cittadini e le imprese dell’UE a cogliere più rapidamente i vantaggi di tutto il potenziale offerto dai dati, la Commissione Europea lavorerà con il Parlamento e il Consiglio per portare a termine la riforma delle norme dell’UE sulla protezione dei dati e arrivare all’adozione definitiva della direttiva sulla sicurezza delle reti e dell’informazione, al fine di garantire l’elevato livello di fiducia essenziale indispensabile per una florida economia basata sui dati.
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